Cefalunews, 29 settembre 2023
Al termine della Conferenza segreta di Casablanca
tenutasi all’Hotel Anfa dal 12 al 24 gennaio 1943, nell’elenco delle direttive
approvate da Roosevelt, Churchill e i Capi di Stato Maggiore Combinati,
prevalse anche il principio della resa incondizionata. Essa, fu senz’altro uno
dei punti più spinosi del trattato e che coinvolse in egual modo l’Italia, essendo
insieme alla Germania e al Giappone una delle tre potenze dell’Asse.
La resa
incondizionata imposta agli avversari venne presa di comune accordo fra
Inghilterra e Stati Uniti al fine di rispettare i patti con Stalin, ossia di
rassicurare l’Unione Sovietica che non ci sarebbe stata una pace separata con
il Regno d’Italia.
Pertanto,
secondo quanto era già stato analizzato e stabilito nella dieci giorni di
Casablanca, gli obiettivi anglo-americani furono raggiunti gradualmente. In
realtà la successione dei fatti e degli eventi legati al summit africano e che
in seguito avvennero nel nostro paese, si svolsero precisamente in quest’ordine
cronologico: l’occupazione Alleata delle isole, “Operazione Corkscrew”; lo
Sbarco in Sicilia, “Operazione Husky”, e la conseguente defenestrazione di
Benito Mussolini, cui fece seguito la resa senza condizioni imposta all’Italia.
I
primi tentativi per un’intesa con gli Alleati furono avviati sin dall’estate
del 1942. Queste consultazioni segrete poi si incrociarono con l’inizio delle
trattative portate avanti dal giovane Generale di Brigata Giuseppe Castellano.
Infatti, il 1° agosto del 1943, ovvero sei giorni dopo la destituzione del
Duce, il nuovo Ministro degli Esteri Raffaele Guariglia (1889 – 1970), prese
contatti con gli anglo-americani a Lisbona.
Il
Generale Castellano, designato da Ambrosio come emissario nella città
portoghese (1) fu accompagnato dal
console Franco Montanari, in qualità di traduttore.
Il delegato del Governo
Badoglio, quindi, ebbe l’incarico di suggerire agli interlocutori di Roosevelt
e Churchill un intervento alleato specifico nel territorio metropolitano;
poiché le forze armate del Regno d’Italia non erano sufficientemente in grado
per difendersi dai tedeschi.
L’operazione
anglo-americana si sarebbe dovuta realizzare mediante uno sbarco, in modo da
costringere i tedeschi (nostri alleati, ancora per poco), a ritirarsi lungo la
dorsale appenninica e ancora su per la Penisola, possibilmente sino alle Alpi.
Per l’appunto, nel libro “Come firmai l’Armistizio di Cassibile” si evince che
nella mattina del 12 agosto 1943 il Generale Ambrosio riferì a Castellano,
prima che quest’ultimo raggiungesse Lisbona (sede dei colloqui con i
rappresentanti anglo-americani), le seguenti indicazioni:
[…] deve
cercare di abboccarsi con gli ufficiali dello Stato Maggiore anglo-americano,
esporre la nostra situazione militare, sentire quali sono le loro intenzioni e
soprattutto dire che noi non possiamo sganciarci dall’alleato (ndr. Tedesco)
senza il loro aiuto. Consigli uno sbarco a nord di Roma ed un altro in
Adriatico; uno sbarco a nord di Rimini risolverebbe da solo tutta la situazione
perché i tedeschi minacciati sul fianco delle proprie linee di comunicazione,
sarebbero costretti a ripiegare dall’Italia centrale a difesa dei passi alpini
[…] Cfr. Giuseppe Castellano, Come firmai l’Armistizio di Cassibile.
Il
19 agosto la delegazione italiana incontrò a Lisbona il Maggiore Generale
Smith, capo di S.M. delle forze alleate in Mediterraneo; il Brigadiere Generale
Strong (Capo dell’“Intelligence” delle Forze Alleate) e Mr. Kennan, Incaricato
di affari degli S.U.A.
Il Generale Smith, da subito e senza esitazioni lesse ai
plenipotenziari italiani il documento nel quale vi erano delineate le
condizioni contenute nei 12 punti (il famoso “Short armistice” ovvero
l’armistizio corto), e rammentò, rileggendolo, anche il “telegramma di Quebec”
che imponeva un trattamento meno duro all’Italia, qualora fossero state
accettate le clausole imposte con la firma della resa senza condizioni.
Poi,
continuando, si rivolse sempre alla legazione giunta da Roma, e asserì di avere
avuto l’ordine di far conoscere agli inviati per conto di Badoglio, le
condizioni poste dai governi Alleati all’Italia. Tali imposizioni proposte,
potevano essere solamente “accettate o non accettate, ma non discusse”.
Tuttavia, Castellano obiettò […] che egli non era autorizzato ad accettare i
termini dell’armistizio e che avrebbe dovuto portarli in Italia per sottoporli
alla considerazione del Governo italiano […]. Cfr. Giuseppe Castellano, Come
firmai l’Armistizio di Cassibile.
Ovviamente,
Smith non fece altro che riproporre e ribadire la posizione intransigente già
sancita a Casablanca a scapito dell’Asse, ossia, la resa senza condizioni, ma,
in quella circostanza, la propose ai rappresentanti italiani nella “versione
soft”, cioè meno severa e dettagliata.
In definitiva, mancava il documento con
le condizioni più onerose e vessatorie per il nostro Paese: il “Long
armistice”, ossia l’armistizio lungo, che in quel momento non si doveva rendere
noto.
L’armistizio lungo constava di 44 articoli, ed era
stato prodotto dagli Stati Maggiori Alleati (congiuntamente e in pieno
accordo), nel caso di un eventuale negoziato.
Appariva ben chiaro che il testo
armistiziale “lungo” che conteneva le condizioni di resa più gravose imposte
all’Italia, per cautela (onde evitare un rigetto della sottoscrizione), fu
propalato agli italiani in seguito, cioè, una volta raggiunto lo scopo
desiderato, ovvero, a conclusione della firma dell’armistizio corto.
Prima
che l’incontro volgesse al termine, il generale Strong rivolse a Castellano
alcune domande circa la dislocazione delle truppe tedesche nel nostro
territorio. Dopodiché, venne stilato il verbale di riunione. Quest’ultimo,
insieme alle condizioni di armistizio e alle informazioni supplementari, furono
consegnate in duplice copia agli emissari italiani prima del congedo definitivo.
La
delegazione di Badoglio tornò dunque a Roma il 27 agosto. Di conseguenza,
Castellano in gran fretta incontrò i vertici militari e governativi ad
eccezione del Generale Ambrosio, poiché si trovava fuori sede, ed espose loro
quanto era avvenuto nei colloqui intercorsi a Lisbona.
La mattina del 28,
Castellano finalmente incontrò il Capo di SM Generale, e gli riferì su quanto
era avvenuto durante la sua missione segreta in Portogallo e dei dialoghi avuti
con Badoglio il giorno prima.
Indubbiamente
il 27 e il 28 furono due giorni di febbrili consultazioni di palazzo. Si
discusse molto, il principio cardine fu la decisione di proclamare l’armistizio
solamente a sbarco in forza Alleato effettuato.
Il 29, dopo una serie di
consultazioni, comprese quelle svolte con Vittorio Emanuele III, fu spedito un
radio-telegramma ad Algeri (sede del Quartier generale di Eisenhower), Castellano
ebbe l’incarico di farlo cifrare con l’apparecchio radio inglese, che aveva
ricevuto dall’ambasciata britannica a Lisbona.
A Palazzo Vidoni (sede del
Presidente del Consiglio), il Generale Giacomo Carboni ricevette dalla capitale
lusitana un dispaccio del Generale Giacomo Zanussi. Era il messaggio contenente
la risposta degli anglo-americani, e indicava un’esplicita richiesta: l’invio
in giornata di un aereo italiano all’aeroporto militare palermitano di
Boccadifalco. Lì, dovevano giungere importanti documenti che il nostro governo
doveva esaminare, e poi manifestare la propria decisione agli Alleati.
Sempre
lo stesso giorno, nell’assoluto riserbo, dall’aeroporto militare di Guidonia
(Roma), alle 15.30, decollò alla volta di Palermo il trimotore S.M.79, pilotato
dal Maggiore Giovanni Vassallo (Cfr. Sotto assedio. La battaglia per la difesa
di Roma).
Il velivolo giunse il luogo previsto alle ore 17.00, sull’aereo vi
salì il Tenente Galvano Lanza di Trabia, il quale su incarico di Zanussi aveva
portato con sé nient’altro che due lettere da consegnare a Carboni e una
lettera per un ufficiale dello Stato Maggiore.
Il Tenente Lanza non conosceva
il contenuto delle missive e neanche a cosa si riferisse la responsiva del
dispaccio inviato da Zanussi.
Il SIAI-Marchetti S.M.79 Sparviero con a bordo
Galvano Lanza, partì da Palermo e si diresse verso l’aeroporto militare romano
di Centocelle, atterrandovi alle ore 20.15.
L’indomani,
30 agosto, dopo un ennesimo vertice tra Badoglio, Ambrosio e Guariglia, fu
ordinato a Castellano di partire in volo verso la Sicilia, per incontrare la
rappresentanza Alleata. Si sarebbe discusso e concordato sui criteri e gli
obiettivi da raggiungere. Quindi, Castellano spedì un telegramma cifrato
informando i generali anglo-americani che sarebbe giunto il giorno dopo a
Termini Imerese insieme al suo interprete Montanari.
La mattina del 31,
l’emissario di Badoglio partì con l’S.M.79 dall’aeroporto di Centocelle e fu
atteso da Smith e Strong (2) nella
striscia d’atterraggio d’emergenza denominata “Advanced Landing Ground West”
(ALG West), da Termini Imerese poi raggiunsero Cassibile.
L’incontro si tenne
in un campo di sosta, posto all’interno di un grande uliveto e attrezzato con
molte tende militari. In una di queste avvennero i colloqui tra le due
delegazioni, furono presenti anche Zanussi e Montanari. A questo punto le
trattative entrarono nel vivo.
Infatti, dopo ulteriori precisazioni e
raccomandazioni da parte del Generale Smith, intorno alle 16.00, l’ambasceria
italiana si accomiatò e partì da Cassibile per Termini Imerese e da lì,
raggiunse Centocelle alle ore 19.00 circa. La sera, Castellano raccontò l’esito
delle conversazioni ad Ambrosio. L’indomani mattina ci fu l’ennesima tornata
con i vertici del Comando Supremo e di Governo.
Il Maresciallo Badoglio dopo
aver sentito Ambrosio, Guariglia, Acquarone e Castellano, si congedò da loro
per riferire al Re. Nel pomeriggio il sovrano decise di accettare i termini
imposti dai governi Alleati. Verso le ore 17.00, Ambrosio ricevette l’ordine da
Badoglio di spedire il telegramma relativo alla disposizione del sovrano. Il
testo recitava:
«La risposta è affermativa ripeto affermativa
punto. In conseguenza nota persona arriverà domattina due settembre ora
et località stabilite punto Prego conferma».
La
mattina del 2 settembre, Castellano, Montanari e il Maggiore Marchesi del
Comando Supremo, partirono da Guidonia; ci fu la solita sosta a Termini Imerese
per cambiare aereo verso il luogo già noto alla rappresentanza italiana (3) era già iniziato il countdown per
l’armistizio di Cassibile.
Nell’ottantesimo
anniversario della firma dell’Armistizio di Malta (29 settembre 1943 – 29
settembre 2023), detto anche armistizio lungo, abbiamo chiesto al Dott.
Giovanni Pesce di riepilogarci le fasi di volo che coinvolsero l’aereo S.M.79,
e i relativi piloti, nel tragitto da Roma a Termini Imerese circa le trattative
dell’armistizio corto. Ovverosia, la partenza e l’arrivo dello “Sparviero”
(l’aereo personale di Badoglio), dai rispettivi aeroporti o campi di volo.
«Avevamo
già menzionato il nostro SM79 Sparviero come ottimo trimotore relativamente
allo scacchiere mediterraneo; veloce, agile, ottimo incassatore di colpi
nemici, era anche versatile. Infatti da aereo da record della seconda metà
degli anni 30, viene impiegato come bombardiere, aerosilurante, ricognitore ed
anche trasporto Personalità.
Il Reparto P (Personalità) viene creato nel 1926
nella sede dell’aeroporto romano di Centocelle Nord, e poi trasferito
nell’aeroporto di Montecelio (poi Guidonia Montecelio) nei pressi di Roma dove
risiedevano i più prestigiosi reparti di Esperienza Aeronautica.
Il Reparto P ha
avuto come compito quello di essere a disposizione delle personalità
governative (Re, Capo del governo etc) per trasferimenti veloci.
All’ inizio del
1940 il Reparto P aveva avuto degli SM 75 più capienti ma meno veloci degli
SM79, che comunque furono assegnati ad esso nel 1943. Nei voli del 1943 verso
la Sicilia occupata dalle Forze Alleate gli SM79 venivano intercettati dagli
americani P38 Lightning. Questi ultimi, aerei bimotori da caccia pesante, erano
infatti armati con 4 mitragliatrici da 12,7 mm ed 1 cannone da 20mm. Non erano
molto agili, ma avevano una grandissima autonomamente (raggio di azione bellica
520 nm.). Surclassavano i velivoli italiani per armamento ed autonomia. Veri
cani da guardia per i Combat Box di bombardieri USA.
Negli incontri con questi
gendarmi del cielo, la procedura prevedeva che gli aerei italiani
riducessero la velocità e facessero uscire il carrello, mostrando così
intenzioni pacifiche e si facessero condurre docilmente al luogo da loro scelto
per l’atterraggio. Tant’è che il nomignolo affibbiato al P38 era “Diavolo a due
code”.
In merito ai
tragitti percorsi dell’SM79 che fece la spola tra Roma e la Sicilia durante le
fasi delle trattative armistiziali, si riassume quanto segue:
29 agosto (Guidonia
– Palermo-Boccadifalco – Roma Centocelle), pilota Giovanni Vassallo; al rientro
trasporta a bordo Galvano Lanza di Trabia, che avrebbe dovuto riportare una
prima bozza di Armistizio.
31 agosto (Roma Centocelle – Termini Imerese – Roma Centocelle),
pilota Publio Magini.
2 settembre (Guidonia – Termini Imerese), pilota Giovanni Vassallo.
5
settembre (Termini Imerese – Guidonia), pilota
Giovanni Vassallo, a bordo dell’SM79 è presente il Maggiore Marchesi di ritorno
da Cassibile con la copia dell’armistizio corto».
Nella stesura di
quest’articolo abbiamo pure coinvolto il dott. Leonardo Magini, chiedendogli di
raccontarci brevemente le vicende che accaddero a suo padre, il pilota Publio
Magini, le quali furono legate oltre agli avvenimenti della resa incondizionata
dell’Italia anche dallo storico incontro fra Mussolini e Hitler a Feltre (19
luglio 1943) e dell’armistizio di Malta siglato il 29 settembre 1943.
«Il periodo dal 19 Luglio 1943 al 29 Settembre ‘43
ha visto coinvolto mio padre e, di conseguenza, la nostra famiglia in una serie
di avvenimenti storici del massimo livello politico. Infatti il 19 Luglio mio
padre Publio fu componente della missione che accompagnò il capo del governo
Mussolini a Feltre per l’incontro con Hitler. Il 25 Luglio a lui fu affidato il
comando dell’aereo del nuovo capo del governo Badoglio.
Il 31 Agosto
condusse il suo SM79 con Castellano e Montanari presso la delegazione alleata in
Sicilia. Ed infine il 29 Settembre dopo aver accompagnato in volo i Generali
Ambrosio Roatta Sandalli a Malta, partecipò alle trattative della firma
dell’Armistizio Lungo, preparando su preciso ordine di Badoglio il verbale
delle discussioni.
Tutto questo è riportato molto dettagliatamente nei libri
scritti da mio padre e pure nel libro da me scritto relativo alle vicende di
coinvolgimento storico della mia famiglia avente titolo “Perché non posso
essere fascista – la lezione di una esperienza familiare (1922 – 1945).
Mentre il documento di Cassibile è un Armistizio militare (Stasi delle Armi),
il documento firmato a Malta è una “Unconditional
Surrender” ovvero Resa senza Condizioni pretesa ed imposta dagli Alleati e
accettata da parte italiana”».
Note:
(1) Cfr. G.
Longo, “Fu l’aereo che accolse Giuseppe Castellano
il 31 luglio o il 2 settembre del ’43 ad essere immortalato in foto nel campo
di volo di Termini Imerese?” Cefalunews, 3 febbraio 2022.
(2) Cfr. G.
Longo, “I prodromi dell’Armistizio del ’43 – Lo
scalo a Termini Imerese dell’aereo pilotato da
Publio Magini con a bordo Castellano e Montanari”, Cefalunews,
31 agosto 2023.
(3) Cfr. G.
Longo, “1943 – Trattative per un armistizio. I
plenipotenziari italiani: il rientro in volo da Cassibile a Termini Imerese”,
Cefalunews, 8 settembre 2023
Bibliografia e
sitografia:
Giuseppe
Castellano, Come firmai l’Armistizio di Cassibile,
Arnoldo Mondadori Editore – X – MCMXLV.
Publio Magini, L’uomo che volò a Tokyo. Storia di un aviatore del XX secolo Ugo
Mursia Editore, 2009.
Pier Luigi
Villari, Sotto assedio. La battaglia per la difesa di
Roma (8-10 settembre 1943), IBN, 2021.
Giuseppe Longo, Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel Distretto
di Termini Imerese, I.S.S.P.E. Palermo 2022, seconda edizione.
archivio.quirinale.it
Si ringrazia per il reperimento dell’immagine
pubblicata, lo storico Alessandro
Bellomo (archivio USA Air Force).
Un particolare grazie per la
collaborazione va anche al Ricercatore Storico Militare Michele Nigro, e al
dott. Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo del “Comitato spontaneo per lo studio
delle fortificazioni militari”, che ha curato la didascalia della foto.
Foto a corredo dell’articolo:
La foto, ripresa
il 5 giugno 1944 a Boccadifalco, ritrae in primo piano un autocarro CCKW 2,5 t
6×6 Jimmy. Il quadrimotore sulla destra è un bombardiere Boeing B-17 Flying
Fortress, verosimilmente della versione “F”. Alla sua sinistra, e all’estremità
sinistra della foto, di cui se ne vede metà, due caccia pesanti Lockeed P-38
Lightning. A seguire un aereo da trasporto Douglas C-47 Skytrain. Infine un
caccia monomotore di non certa identificazione, la cui silhouette fa pensare ad
un North American P-51 Mustang. Tutti i velivoli sono dell’USAAF.
Giuseppe Longo
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